27/01/2023 - 05/03/2023

Alessandro Teoldi - VARIAZIONI

Un Chant d’Amour è il primo e unico film dello scrittore francese Jean Genet: in una prigione algerina, una storia d’amore impossibile tra due vicini di cella, negata dalle mura, dalle sbarre, da un ignobile secondino voyeur e comunque sempre giocata nella potenza – onirica e non – del riscatto e della liberazione. Dalla negazione del contatto, Genet costruisce il senso primario del toccare, come riconoscimento non-mediato del sé e dell’altro. I corpi sfiorati, accarezzati e uniti delle Variazioni di Teoldi partono da una privazione probabilmente simile a quella degli amanti prigionieri di Genet. C’è una distanza latente – dunque una relazione di rappresentazione – un medio che progressivamente si riduce fino al grado zero della carne, della terminazione nervosa, di una vibrazione cellulare a fior di pelle. Se è vero, come si ripete, che ogni opera d’arte riguarda il concetto del guardare, Teoldi guarda al più umile e terrestre dei sensi, che è il tatto. Forse anche per questo al centro della sua ricerca artistica c’è la specifica azione manuale della cucitura. I tessuti che Teoldi ritaglia, cuce e incolla sono coperte da viaggio dell’aviazione civile, raccolte personalmente o con l’aiuto di amici. Restituiscono la durata geografica di uno spazio da attraversare e una dimensione di assenza, di un abbraccio appena finito o in attesa di divenire reale. È come se questi frammenti di coperta si occupassero di rivelare l’impronta delle figure che hanno avvolto. Da questo punto di vista Teoldi, che ha una formazione di fotografo, opera una sorta di metafora del procedimento fotografico, al di fuori del controllo tecnico della chimica, della macchina e del suo programma digitale. Anni Albers, una delle maggiori artiste grafiche e tessili del secolo scorso, in una breve nota di introduzione al suo lavoro, descrive così la sostanza di questo processo: “La maggior parte della nostra vita la viviamo chiusi in noi stessi, con il desiderio di non essere soli, di includere gli altri in quella vita che è invisibile e intangibile. Per rendere questo desiderio visibile e tangibile, abbiamo bisogno di luce e materiale, un materiale qualsiasi.” Nelle Variazioni di Teoldi, questo materiale è appunto la coperta, il brandello di stoffa. Gli studi di psicologia lo definiscono oggetto transizionale, il primo simbolo che l’inizio dell’esistenza cosciente sceglie per sopportare la propria separatezza, il distacco del me dal non-me. Individua il margine lungo il quale il dentro aspetta il fuori, la zona intermedia che ci prepara all’incontro col mondo; per certi versi il momento in cui, ancora bambini, si inventa il senso dell’arte.


Ernesto Tedeschi

Acappella
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