21/06/2023 - 16/09/2023

Stanislaw Fijalkowski

La mostra "Stanislaw Fijalkowski", curata da Alberto Zanchetta, segna il ritorno dell’artista in Italia dopo la partecipazione alla XXXVI Biennale d’Arte di Venezia nel 1972. Una selezione di 27 opere che avvicina il pubblico italiano all’evoluzione pittorica di Fijalkowski, da cui emerge la predilezione dell’artista per una astrazione che risente dell’esperienza pittorica mitteleuropea e di uno approccio emotivo al colore.


Maestro della pittura astratta, le sue composizioni giocano con forme minimaliste e colore. Tutte le opere sono caratterizzate da ampie campiture, che spaziano dai colori delicati dei primi anni alle sfumature più cupe dell’ultimo periodo, e che spesso fanno da sfondo a segni grafici e forme riconducibili a elementi geometrici.


Nel corso degli anni Sessanta, la matericità e l’esuberanza cromatica si attenuano per lasciare posto a una pittura pura. Sulle tele ricorrono forme circolari, coni, nastri oppure linee che dagli anni Settanta evolveranno nelle famose Autostrade, che tendono verso l’alto, tracciando un percorso di elevazione. Per mezzo del processo pittorico, l'artista si liberava da ogni catena vincolante al mondo esteriore, cercando così di raggiungere il trascendente e aprendo una via verso la comunicazione con il divino.


L'ascesa verso la libertà, predetta da Fijalkowski, è strettamente legata all'interiorità e alla vita spirituale. In un mondo moderno sempre più privo di sacralità, la rinuncia al materialismo diventa una fonte di speranza e salvezza. Come sosteneva il pittore russo Wassily Kandinsky, il colore e l'astrazione offrono un accesso privilegiato all'anima, permettendo di risvegliarla e farla vibrare. Le opere di Fijalkowski, sebbene distanti dall'arte tradizionale, non possono essere incasellate nella sola categoria dell'astrazione: l'artista s'immergeva completamente nel processo pittorico, usandolo come mezzo per estraniarsi dal tempo e dallo spazio, cercando di superare i limiti della bidimensionalità e circoscrivendo il quadro come un rito fondativo, preservando i propri segreti.


Come scrive il curatore Alberto Zanchetta: “La principale preoccupazione dell’artista non consisteva nel creare qualcosa di nuovo ma di autentico. Privando l’arte di orpelli narcisistici e di elucubrazioni intellettuali, Fijalkowski si immedesimava nel proprio medium espressivo: la pittura fluiva spontaneamente, guidata da un rapimento estatico”.


Dai dipinti giovanili influenzati dal post-cubismo e dai Fauves, alle opere mature che esplorano la pura pittura e l'ascesa spirituale dell'individuo, il percorso artistico di Fijalkowski si manifesta in tutta la sua maturità: attraverso la riduzione ai minimi termini di segni e colori, l’artista enfatizza l'intensità emotiva delle sue opere. Ogni quadro è un'entità singolare e rappresenta l'espressione autentica di un'avventura legata a un'intensa e irripetibile condizione mentale-emotiva.


La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue, italiano e inglese, che contiene il testo del curatore Alberto Zanchetta, la biografia aggiornata dell’autore oltre ad alcune foto storiche, le installation view delle sale della galleria oltre alla riproduzione fotografica di tutte le opere esposte.


La mostra è stata realizzata col patrocinio del Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano.



Stanisław Fijalkowski (Zdolbunòw 1922 - Lòdz 2020) è stato allievo di Wladysław Strzeminski e Stefan Wegner all'Accademia delle Arti di Lòdz, in Polonia, dove diventerà a sua volta professore. Tra gli artisti polacchi più riconosciuti, le sue opere fanno parte delle maggiori collezioni di musei e gallerie del mondo, tra cui la Tate di Londra, il Museum of Modern Art di New York e il Pushkin Museum di Mosca.

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Stanislaw Fijalkowski