08/12/2007 - 10/02/2008

Luigi Mainolfi. Dune, paesaggi del corpo

Questa personale di Luigi Mainolfi Dune, paesaggi del corpo, la Galleria d’Arte 2000 & NOVECENTO di Reggio Emilia presenta un notevole gruppo di pannelli a muro, in terracotta policroma, che ci suggeriscono con le loro partiture segniche - esse sembrano farci ascoltare un saund di timbri percussivi in lenta progressione - un’idea di alterazione degli equilibri del mondo naturale, capace di articolarsi attraverso la variegata fenomenologia artistica delle contaminazioni tra speci animali e speci umane. La superficie della terra di varie tonalità di ocra - essa sta per una metafora della pelle umanoide - punteggiata da una quantità di piccoli capezzoli, dispensatori di vita e di propulsione energetica, incarna, oltre la quotidianità diurna anche i limiti del sé e l’interiorità, una possibile frontiera tra dentro e fuori (…), fra identità e alterità. Nella pelle della terra vive costantemente un segno, un codice espressivo che sembra volerci comunicare quei saperi che la vita con le sue gioie e i suoi dolori vi hanno impresso, ma anche quelle voci inascoltate e cariche di presagi, che salgono dall’inconscio. Su queste superfici fratturate spazio e tempo perdono i loro connotati oggettivi per esprimersi con una prossimità-lontananza del corpo, che può oggi ancora celebrare il suo stato di grazia. Molte di queste opere sembrano essere popolate di dune (paesaggi del corpo) che aprono una dimensione interna di fantastico, di evocativo, di allusivo, a un tesoro di immagini, ricordi e desideri, di temperatura prettamente mediterranea, che forse non è altro che l’enigma alchemico di ciò che questa realtà occidentale tecnologica, vorrebbe oggi azzerare (si veda: Dune luna, Dune maschio, … ). In un momento di vita così angoscioso e difficile, le opere di Mainolfi colgono una dimensione archetipica legata ad un femminile, ma non solo, che ci avvolge e ci consola in una posizione di difesa e riparazione feconda. Si potrebbe dire che davanti a queste terracotte ocra, rosse, nere, verdi, si sente veramente il mistero, il mistero e la sacralità di una nascita posta in una cornice di un caldissimo sole, dove l’aridità della terra non coincide certo con l’aridità dell’anima, anzi è un’esplosione vitale di rimandi simbolici infiniti e trascendenti. A completare degnamente questo gruppo di lavori nelle varie sale della galleria si troveranno bronzi che alludono ad uno suo Bestiario del sole, che nasce formalmente dalla serie di guaches presentate precedentemente a Roma e a Colonia, nonché sfere su cui sono incise le città del nostro passato-futuro, e i “narval” sculture a tortiglione, che alludono alla spirale, forma molto frequente nel regno vegetale e animale, richiamante l’evoluzione di una forza.


 


Luigi Mainolfi. Dune, paesaggi del corpo


A cura di Marisa Vescovo e Gianfranco Rossi


Catalogo con testo di Marisa Vescovo

GALLERIA 2000 & NOVECENTO
Luigi Mainolfi. Dune, paesaggi del corpo