03/04/2025 - 10/05/2025

Jürgen Klauke - Kreuz & Queer

La Galleria Alessandro Casciaro è lieta di presentare la seconda mostra con opere di Jürgen Klauke. Klauke è uno dei più rinomati artisti tedeschi. All'inizio degli anni Settanta ha co-fondato la Body Art e ha introdotto nell'arte contemporanea il concetto di Self-Performance fotografica. Da allora ha svolto un ruolo decisivo in questo sviluppo. Con il titolo Kreuz & Queer, la mostra presenta sia opere fotografiche che disegni. 


I dodici disegni della serie Kreuz & Queer affascinano inizialmente per la loro estetica in bianco e nero, per l'emozionante interazione tra le figure la cui superficie è completamente nera con le linee bianche inscritte su di esse e per il gioco di spazio e vuoto. Allo stesso modo, nella maggior parte dei disegni si possono osservare soprattutto forme rettangolari - meno spesso circolari - che sono occasionalmente inscritte e sovrapposte alle forme, dividendole e collegandole allo stesso tempo. Queste forme sembrano funzionare come “trasformatori”. Ciò che appare nero all'esterno è bianco all'interno e viceversa. Svolgono il ruolo paradossale di rivelare nascondendo. Di tanto in tanto spiccano anche le linee che vagano liberamente nel foglio, generando incessantemente dalle figure o sfuggendo alla loro interazione silenziosa. I disegni rivelano un complesso gioco di forme che viene letto in positivo e in negativo; un gioco di corporeità solida e frammentata, di motivi erotici e di componenti de-individualizzate. Un interno e un esterno. Tutto è intrecciato, intrecciabile e mescolato. A volte, un'espressività sottilmente modulata irrompe in questi disegni magistralmente eseguiti. Le parti del corpo si abbracciano, si ingoiano e si introducono l'una nell'altra. Seni astratti, falli in crescita, testicoli allungati e orifizi vaginali multipli si intrecciano in modo deforme, apparendo nelle parti più insospettabili del corpo. Tutto è uno, uno è tutto, niente è completo.Non solo i suoi disegni sono contemporaneamente il sogno e l'incubo dell'esistenza umana, ma anche la sua creazione. Da un lato, la consapevolezza dell'insensatezza della vita, con le sue mancanze e le sue imposizioni, dall'altro, l'utopia di una vita libera e autodeterminata, priva di vincoli e confini sociali e di genere; una vita in cui ognuno possa essere felice come vuole. Chi conosce il lavoro di Jürgen Klauke sa che, al di là dei tratti che si riferiscono direttamente alla realtà sociale, l'artista affronta sempre l'estetizzazione dell'esistenziale.


Viene esposta in questa mostra anche la serie di fotografie intitolata Bodysounds, a cui Klauke lavora dal 2019. La serie recupera gli aspetti essenziali del suo lavoro e prosegue il discorso incentrato sull'esistenza umana con le sue sfide e insidie. In misura maggiore o minore, l'artista si ritrae come protagonista delle sue fotografie ed è spesso oscurato da una figura umanoide che sembra appesantirlo con la sua fisicità, gonfiandosi e collassando in sé stessa. Al contrario, in opere precedenti, una serie di palloncini neri pieni d'acqua pende minacciosamente sopra l'artista come simbolo della fragilità della vita e sembra essersi coalizzata a formare un organismo. Sopra, davanti o dietro di lui, non si può sfuggire all'alter ego di un'intera massa. Le membra gonfie e sgonfie dei grandi manichini si stagliano in un delizioso contrasto con il sottile luccichio di ciascuno dei palloncini per mezzo delle garze che li legano insieme. La loro fragilità sembra essere amplificata: non solo i palloncini hanno una vita finita, ma anche le garze che li avvolgono. 


Con la serie B (Brancusi Block), del 2017, Klauke richiama invece la questione dei confini tra vita e arte, che le avanguardie classiche cercavano di dissolvere. Citando forme e motivi dell'avanguardia, la voce dell'arte critica, in quest'opera le tazze da bagno sono in equilibrio l'una sull'altra, formando un’ incantevole colonna. Nelle immagini meticolosamente composte, le superfici bianche e lisce risplendono con una luce perfetta sullo sfondo nero. Le stampe di grandi dimensioni conferiscono una dimensione scultorea alle fotografie, che - nonostante la sua assenza all'interno dell'immagine - attingono al corpo come punto di riferimento. Inevitabilmente, questo richiamo riporta l'attenzione sulla qualità mondana degli oggetti che devono alla profanità dell'esistenza umana. Il banale e il sublime non si fondono. L'arte e la vita non formano un continuum, ma le opere di Klauke propongono un'estetica dell'estrazione e dell'interruzione.


 

GALLERIA ALESSANDRO CASCIARO