11/03/2021 - 25/06/2021
FAUSTO MELOTTI. Zoagli
La mostra Fausto Melotti. Zoagli, ospitata dalla galleria Christian Stein, rappresenta un’occasione unica per conoscere un aspetto inedito della produzione dell’artista, già largamente noto come scultore, ceramista, poeta e musicologo. L’eccezionalità della proposta espositiva è rappresentata da un’ampia serie di dipinti a olio su tela, detti Zoagli, realizzati nell’omonima cittadina ligure nella prima metà degli anni Cinquanta e per la maggior parte mai esposti al pubblico.
Ad arricchire la mostra tre sculture: la Cariatide, 1950, esposta al centro della sala, opera in ceramica smaltata policroma raffigurante una figura femminile a grandezza naturale; di formato più ridotto sono La Madonna incinta, figura in cera persa del 1950 circa e Senza titolo, preziosa terracotta datata 1945 circa.
Le dolorose lacerazioni della Seconda Guerra Mondiale sconvolgono profondamente l’animo di Melotti (Rovereto 1901 – Milano 1986) e lo allontanano dalla fede giovanile nell’ideale di ordine e perfezione espresso nelle sculture astratte esposte nel 1935, nella prima mostra personale alla galleria Il Milione di Milano. A tal proposito dichiara: “A me la guerra ha lasciato un grosso travaglio interno. Penso che poter fare dell’arte astratta, non vi si può pensare avendo nell’anima qualcosa che ti porta verso certo non dico disperazioni, ma le figure della disperazione, che a me non piacciono”.
Negli anni del dopoguerra lo scultore si ritira lentamente dalla scena pubblica, alla ricerca di una dimensione più intima e personale, e si dedica alla pratica della scrittura, del disegno e alle piccole creazioni che realizza nell’ambiente rassicurante del suo studio.
È un periodo di private ma fertili ricerche, nelle quali l’artista sperimenta l’uso di materiali e tecniche diverse che stimoleranno la sua vena creativa e si esprimeranno in un ricchissimo repertorio di forme. Crea minimali sculture in metallo, bassorilievi in gesso graffito, formelle di creta tinte ed inoltre sviluppa il tema dei Teatrini. L’utilizzo della ceramica si rivela pieno di stimoli e potenzialità inventive che si esprimono nella creazione di personaggi ed animali fantastici e vasi dalle forme originali. Oltre che nella ceramica, la ricerca cromatica si esprime in fogli densi di colore stratificato, steso a gesto, con bruciature e dorature. Nella variegata produzione, viene alla luce una delle peculiarità dell’artista: quella di trasformare dei materiali poveri in qualcosa di prezioso ed evocativo.
L’esercizio quotidiano dell’espressione soggettiva immediata e naturale si rivela liberatorio e dà forma a quell’universo melottiano semplice e ricco di suggestioni profonde, nel quale natura e mito assumono le forme dell’arcaico e della poesia, dove l’incontro ben dosato tra ironia e melanconia tocca le corde profonde del nostro sentire individuale e collettivo.
Nelle crete dipinte, nei fogli densamente colorati, nella ricchezza delle iridescenze della ceramica smaltata riconosciamo la sapienza cromatica e tonale dell’artista, il quale a distanza di ventuno anni dalla prima personale del 1935, si riaffaccia sulla scena espositiva nel 1956 con la seconda mostra personale “Le pitture di Melotti” alla galleria L’Annunciata di Milano, nella quale l’artista si presenta al pubblico nella nuova e sorprendente veste di pittore.