10/02/2022 - 07/05/2022
MARCO BAGNOLI
La Galleria Christian Stein è lieta di presentare Nel Paesaggio di Xvarnah, mostra personale di Marco Bagnoli che si terrà dal 10 febbraio 2022 nella sede di Corso Monforte 23, Milano.
L’installazione ambientale, realizzata per l’occasione dall’artista, è composta da tre opere: Nel Paesaggio di Xvarnah, 2019; Giardino degli Specchi, 2020; Dove Porta, 2021.
L’opera che dà il titolo alla mostra, Nel Paesaggio di Xvarnah, è costituita da una serie di 7 disegni inscindibili, tratti da miniature persiane custodite nel Manoscritto Nezami presso il Museo d’arte turca e islamica di Istanbul (Türk ve Islam Eserleri Müzesi) che l’artista ha ritrovato dopo lunga ricerca.
Queste immagini offrono la descrizione della Xvarnah mazdea, la luce che pervade la terra mitica dell’origine. La Xvarnah è il mondo reale senza tempo in cui accade la storia vera e da cui emanano i mondi sensibili. È l’ottavo mondo che precede e sovrasta gli altri sette: i keshvar. L’indagine di Bagnoli e il suo volgere lo sguardo a territori altri - soprattutto posti a Oriente e al mondo indo/iranico - è nota caratteristica della sua opera e si collega a una tradizione in cui arte, filosofia e scienza sono unite.
“Quella che per il mistico è visione, per Bagnoli è materia d’espressione” scrive Fulvio Salvadori. La mostra racconta infatti la capacità di Bagnoli di straniare lo sguardo, di scavare nell’immaginario nel suo muoversi in territori metafisici e si svolge su quella linea che unisce il visibile e il non visibile.
Proprio per onorare questo Paesaggio del sottile - vivo solo per chi sa vedere - in mostra anche Giardino degli Specchi. Quest’opera sorge nell’immaginario dell’artista nel 2010 grazie a un viaggio in Iran e nella sua prima concezione è per il Giardino del Padiglione Italiano di Auroville (India). Là piante circondavano una fontana posta nel centro, mentre nel Giardino per Isfahan (Iran) saranno vasi sonori a sostituire le piante.
Nella realizzazione per Galleria Stein parabole specchianti e bande rosse diventano elementi costituenti del Giardino, in un lento avvicinarsi a una dimensione illuminante.
L’opera si relaziona quindi allo spazio circostante basandosi “non più su un sistema metrico e oggettuale, ma sul secondo-luce, entità di misurazione veramente contemporanea” (Celant G., Marco Bagnoli, Skira, Milano 2018).
Pur cambiando nell’aspetto e nella forma la composizione del Giardino sempre fonda su uno schema a quinconce, ovvero su gruppi di cinque unità, in cui quattro son costituite dai vertici di un quadrato e la quinta dal suo centro: una disposizione spesso utilizzata da Bagnoli come metafora dell’armonia assoluta (vedi Calasso R., I geroglifici di Sir Thomas Browne, Adelphi, Milano 2018).
Dove Porta segna in mostra un punto di passaggio: ineluttabile luogo di confine, di ingresso e di uscita in base al verso in cui ci si pone. L’opera fa eco a quella realizzata dall’artista per Documenta a Kassel nel 1992 e ora parte della Collezione del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea.
La Porta è composta da un prezioso mosaico in alabastro. Al centro della superficie vi è posta una parabola ellittica, attraversata lateralmente da una banda rossa. Il motivo geometrico suggerito dagli intarsi rimanda all’Aleph, soggetto ricorrente nell’opera di Bagnoli.
Dove Porta rende omaggio a Le Porte Regali di Florenskij: “Questi due mondi – il visibile e il non visibile – sono in contatto. Tuttavia la differenza tra loro è così grande che non può non nascere il problema del confine che li mette in contatto, che li distingue ma altresì unisce”.