30/06/2021 - 24/09/2021

STEFANO ARIENTI




La Galleria Christian Stein presenta, nella sede di Milano in Corso Monforte, la mostra personale di Stefano Arienti (Asola, 1961), nella quale saranno esposte opere ideate per questa occasione. Si tratta di immagini fotografiche scattate dall’artista, riprodotte in grandi dimensioni e rielaborate su supporti di diverso materiale.


Il lavoro di Arienti, dagli esordi negli anni ’80, è focalizzato sulla rielaborazione quasi ossessiva di immagini e materiali tratti dal quotidiano e dalla storia dell’arte – figure tratte da cartoline, poster e fotocopie, polistirolo, plastica, plastilina e tessuti – trasfigurati e trasformati mediante un processo creativo che mira a restituire all’immagine la sua complessità e a stimolare la consapevolezza del nostro sguardo.


L’immagine estrapolata dal suo contesto d’uso è reinventata attraverso la manualità del gesto semplice, talvolta ludico, che unito all’utilizzo di materiali poveri le dona un valore inedito e sorprendente, che le conferisce una nuova vita e ne fa riverberare il senso.


L’indipendenza dell’operare artistico di Arienti e la volontà di non sottostare a quella che lui stesso definisce una sorta di “dittatura delle immagini”, deriva anche dalla sua formazione interdisciplinare. Infatti, non proviene da un classico percorso accademico ma laureatosi in Scienze agrarie ha approfondito studi scientifici in vari campi, dalla botanica alla zoologia, ma anche matematica, fisica, economia, statistica, oltre ad essere un grande appassionato e conoscitore di musica e di culture orientali. Nel suo percorso artistico si comporta come un viaggiatore curioso che per meglio conoscere gli oggetti portatori di immagini, raccolti nel suo esplorare, li indaga con tecniche sempre nuove ed avventurose.


Una prima serie di opere esposte in galleria consiste in fotografie stampate su microciniglia,


d’uso comune è caratterizzato da un particolare filato che Arienti sfrutta perfettamente per infondere alle sue figure insolita profondità,


aumentandone la matericità del colore e l’effetto di densità pittorica.


Una seconda serie di fotografie stampate su carta, vengono rielaborate da Arienti con la traforatura, tecnica derivata dello spolvero usato per gli affreschi. Una pratica che l’artista utilizza a partire dagli anni ‘80, in cui esegue manualmente sequenze di piccoli fori che, letti sulla superficie bianca del retro, permettono all’osservatore di ricostruire l’immagine originaria sottostante, ricondotta ai suoi valori essenziali.


Per il terzo gruppo di opere Arienti si cimenta con l’impiego di una nuova tecnica, a cui lavora dal 2019, che espone in pubblico per la prima volta. L’artista interviene con un sottilissimo velo di colore acrilico su dell’acqua precedentemente spruzzata sulla riproduzione fotografica. La superficie, una volta asciutta, trattiene traccia delle piccole gocce, creando un effetto inaspettato. L’immagine della vegetazione si percepisce come






alcune delle quali hanno ricevuto anche una forma di retinatura prima della






stampa. Questo materiale tessile








attraverso un filtro, una sorta di condensazione dell’atmosfera che misura la distanza dal nostro sguardo, che rende la figura vivida e presente.


È interessante sottolineare come l’artista in questa occasione (come anche nella sua prima mostra alla galleria Stein nel 2019) abbia deciso di scattare personalmente le fotografie utilizzate per le sue opere. I soggetti fotografati si sviluppano nell’ambito di una natura vegetale fortemente antropizzata, dove oggetti o residui della presenza umana, convivono con la vegetazione, creando l’immagine del nostro paesaggio contemporaneo. Ciò che ne risulta non è la noncuranza dell’uomo verso una natura abusata, non vi è giudizio morale nello sguardo dell’artista, vi è piuttosto la consapevolezza della complessità di ciò che definiamo natura, unita alla volontà di allontanarsi da un immaginario preconfezionato. Dal processo creativo scaturisce una verità vegetale accresciuta d’intensità. Semmai ciò che si rende palese dell’esistenza delle piante è la ”loro apparente indifferenza a tutto quel che chiamiamo cultura”. (E. Coccia, La vita delle piante, 2016)


Il progetto rappresenta uno dei due episodi espositivi che vedono l’artista impegnato a Milano nel periodo estivo; infatti la mostra di Stefano Arienti alla galleria Christian Stein sarà inaugurata in concomitanza con la mostra dell’artista ospitata negli spazi milanesi dello Studio Guenzani, dove saranno esposte opere che delineano il percorso dell’artista dai primi lavori con la carta degli anni ’80 sino ad arrivare ad opere di più recente produzione.




Galleria Christian Stein