30/11/2019 - 15/02/2020
Gianni Asdrubali
Gianni Asdrubali torna sulla scena livornese sabato 30 novembre alle ore 18 negli spazi della Galleria Giraldi, con la mostra “Azotrumbo”. Saranno esposte circa trenta opere, la maggior parte delle quali rappresentano il lavoro degli ultimi anni. Le opere dell’ultimo periodo, molte delle quali inedite, sono state realizzate con l’ausilio di vernici industriali, spesso su supporto in forex o plexiglass, materiali questi appropriati e conformi al processo creativo dell’artista.
Nell’occasione sarà presentato un catalogo di oltre 150 pagine con scritti di Bruno Corà, Lorenzo Mango, Marco Tonelli, Marcello Carriero e Gianni Asdrubali.
Sin dall’inizio del suo lavoro, con “il muro magico” del 1979, Asdrubali non ha prodotto opere ‘rappresentative’, in quanto le stesse hanno sempre trovato origine nel conflitto tra l’azione, mai protagonista, e la tensione del vuoto, di ciò che non c’è. Questo processo ha sempre prodotto opere imprevedibili, la cui immagine ci parla dell’assenza da cui tale materialità ha origine ed introduce quella straordinaria attrazione che caratterizza le sue opere, che accostate le une alle altre, restituiscono l’equilibrio interno della singola opera.
Scrive, a questo proposito, Gianni Asdrubali nel suo testo in catalogo:
“Nel mio lavoro l’apertura dell’opera è data dalla sua ‘chiusura’ di senso. Ogni opera è un circuito ’chiuso’, autosufficiente, non necessita di relazionarsi con altre entità esterne, ma, allo stesso tempo, quando queste singole opere, autonome, vengono unite tra di loro, ecco che si unificano a formare un’opera conclusa in sé. È la stessa chiusura che apre e che “fa mondo”. Più ermetica è la chiusura e più alto è il livello di energia che essa contiene e, proprio grazie all’equilibrio di questa tensione interna, l’opera attrae “verso di sé” ma, allo stesso tempo, emana “altro da sé” qualcosa che non può essere definito: l’irrazionalità del risultato o della bellezza, come è noto, non può essere determinata. Il metodo per sua natura è logico, ma il risultato ultimo è irrazionale. L’opera è l’immagine contraddetta di questo paradosso.“
Poi così conclude:
“E’ per questo che le opere sono attrattive senza disperdere energia gratuitamente. Se colloco una di queste opere in una parete, in una piazza, se la getto a caso in un qualsiasi ambiente, questo spazio quotidiano da passivo diventa attivo. E’ l’opera che attrae a sé mentre contemporaneamente, per contrasto, riemana energia. Non si tratta certo di un processo rassicurante.”