25/11/2021 - 26/02/2022

Edi Hila - Al di là del vetro




Siamo orgogliosi di presentare Al di là del vetro, prima personale di Edi Hila alla Galleria Raffaella Cortese e prima mostra di lavori su tela in oltre 25 anni di programmazione.
Dopo aver visitato i nostri spazi, l’artista albanese ha concepito questo progetto interamente da casa, dove ha ricostruito le tre sedi della galleria in maquette. A Tirana, ha realizzato ciascun’opera site-specific meditando sull’idea di spostamento – mentale e fisico – e sulla galleria intesa come un contenitore fluido per il montaggio e lo smontaggio di idee. Il risultato amplia così i confini usuali del mezzo pittorico: ogni dipinto è site-specific, indissolubilmente legato all’architettura – tanto dello spazio espositivo quanto dei luoghi ritratti – e agli oggetti che li abitano, nonché all’atto fotografico che è all’origine di ogni opera.


Edi Hila (Shkodra, Albania, 1944) è un testimone della storia sociale e politica dell’Albania, un testimone che, tramite le esperienze di vita, la sua sensibilità e la sua pittura, ha raggiunto vette di grande intensità espressiva. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Tirana agli inizi degli anni Sessanta, ha trovato nelle lezioni di Danish Jukni l’unico accesso possibile alla conoscenza dell’arte contemporanea nell’Albania del regime comunista di Enver Hoxha. Nonostante la difficoltà nell’arginare l’isolamento intellettuale del regime, riuscì ad approfondire la storia dell’arte del XX secolo. Nel 1972 dipinse il noto quadro Planting of Trees con una tecnica lontana dalle dottrine legate agli insegnamenti dell’Accademia e una gioia nel cromatismo, nonché nel gesto, che gli crearono da subito seri problemi. L’attitudine alla libertà di esprimere la propria felicità in quel quadro, fu la ragione prima che portò il regime ad allontanarlo dalla pittura per anni. Negli anni Settanta e Ottanta fu infatti obbligato a lavorare in un campo di rieducazione nell’industria del pollame. Solo dopo la caduta del comunismo in Albania, negli anni Novanta, tornò a dipingere andando a definire lo stile e i contenuti che contraddistinguono anche le opere esposte in questa sua prima mostra nei tre spazi della Galleria Raffaella Cortese.


L’idea di spostamento è il fil rouge che lega molte delle opere qui esposte. Hila, subito dopo l’ultimo lockdown italiano del 2021, ha visitato gli spazi espositivi a Milano per poi iniziare a concepire l’esposizione da casa a Tirana, dove ha ricostruito, con una maquette, la sede della galleria. ‘Traslocata’ dall’Italia in Albania in modo mentale e quasi ‘fisico’, seppur in scala, la galleria ha smesso di essere solo spazio espositivo diventando un dispositivo di pensiero. Portarla con sé ha anche significato per l’artista averla vicino in quei mesi di pandemia che hanno segnato le vite di tutti noi con la difficoltà di viaggiare. Come scrive l’artista: “la galleria si è ormai trasformata e diventa un terreno creativo, come se fosse un “laboratorio”, una fonte di proposte sul progetto da realizzare. Anche il modellino in se stesso durante il processo creativo subisce cambiamenti. Questo non può essere un luogo di esposizione reale, ma è un terreno adatto alla creazione, alla sperimentazione, diventa un gioco che esercita la fantasia,


un momento personale importante che alimenta il dialogo interno”.


Fra i nuovi dipinti presentati, in Natura dipinge gli alberi I e II la riflessione si sposta dall’architettura alla natura. Camminando nel bosco, Edi Hila ha scoperto “un altro aspetto magico, il riflesso degli alberi sulla superficie dell’acqua dove scorreva, calmo, un piccolo ruscello”. Ha preso questo ‘momento-visione’ incastonandolo, come fosse un tassello di una vetrata, all’interno del paesaggio fatto di alberi, cespugli, rami e vento.





Nella pittura dell’artista il tempo–storico e personale, fotografico e pittorico–incontra lo spazio, espositivo e quotidiano. È stato fondamentale per lui capire come la fotografia, che è spesso all’origine del suo processo creativo, non fosse un mero duplicato della realtà, in primis perché dal momento dello scatto il tempo continua a scorrere nella realtà non fotografica, in secondo luogo perché la fotografia registra in modo meccanico maggiori informazioni rispetto all’occhio umano, inevitabilmente personale e selettivo. Il processo creativo di Hila si compone di molteplici sessioni durante le quali l’artista riconsidera dettagli, zone della composizione, velature, passaggi. Significativo risulta, a tal proposito, quanto ha scritto sempre a commento di Riflessione sulla mostra: “il momento era teso e il pensiero vago. Era mezzogiorno. Nel frattempo sono stato chiamato a sedermi al tavolo da pranzo”.


Via Stradella 4 ospita, invece, un’opera fondamentale realizzata negli anni Novanta. Dopo essere stata protagonista della personale alla Secession di Vienna nel 2020 e della grande retrospettiva al Museum of Modern Art di Varsavia nel 2018, il trittico del 1997–People of the Future–si ispira a un fatto di cronaca, avvenuto quell’anno, che ha visto decine di migranti albanesi naufragare e perdere la vita nel tentativo di giungere sulle coste italiane. Qui l’idea di spostamento è, a livello simbolico, quella legata ai flussi migratori della Storia, mentre a livello compositivo è suggerita sia dalla nave, dipinta a distanze differenti, sia dal ‘punto di acqua’, il cerchio, che dalla sua dimensione ridotta in due tele, è poi analizzato macroscopicamente in quella centrale nella quale troviamo l’errare di anime che continueranno a vagare per l’eternità.







GALLERIA RAFFAELLA CORTESE
Edi Hila - Al di là del vetro