29/04/2022 - 10/09/2022

Caterina Morigi | Mariateresa Sartori a cura di Laura Lamonea

Il mondo degli oggetti e il posto che l'uomo occupa al suo interno non sono dati una volta per tutte. Quando siamo costretti ad allontanarci, quando non sono più recuperabili, dobbiamo trovarne di nuovi, familiarizzare con loro rendendoli domestici. Allora li riconosciamo per il tepore con cui hanno occupato il nostro sfondo, per come fungono da ponte con il tempo. Non essendo mai neutrali, gli oggetti all’improvviso possono diventare estranei e perdere la loro funzione. Periodicamente ci ritroviamo a ricostruire le narrazioni di cui si fanno portatori.





Nella mia città natale esistevano gli spiritelli dei sotterranei che potevano all’improvviso palesarsi nelle nostre case rompendo, nascondendo o facendo sentire più forte il suono delle cose. Ti accorgevi che c’era un monaciello quando le finestre sbattevano per il vento oppure quando, aprendo il cassetto delle posate, ritrovavi la tazza del caffè. In queste rapide incursioni si divertivano a creare tra gli oggetti un nuovo ordine, una logica altra e a noi estranea. A volte pare che soffiassero nelle orecchie per far percepire la loro presenza attraverso lo spostamento d’aria. Nessuno li ha mai visti, almeno nella cerchia dei miei stretti, ma, qualunque sia la loro natura, non sentirli presuppone il rischio di non esserci. Sembra che queste misteriose presenze siano passate anche dalla galleria di Giulia Biafore che ha avuto l'intuizione di mettere in dialogo le due artiste in mostra, Caterina Morigi e Mariateresa Sartori. Il gesto artistico di entrambe propone una nuova narrativa sugli eventi osservabili dall’uomo e avvia un’indagine su come funzionano le cose al di fuori del loro contesto. Mariateresa Sartori cattura su carta il vento e il soffio dosando meticolosamente il carboncino argentato e la colla. Negli angoli della casa, dove circolano micro correnti, ciuffi di lana annodati a bastoncini tracciano i movimenti dell’aria. La serie Spifferi domestici, distesa sul tavolo al centro della galleria, mette in discussione la nostra idea di opere su carta, affiancando alla precisione delle azioni il destino della materia. Il caso è una forma di apparizione e le registrazioni, realizzate con un approccio interrogativo, dimostrano che esiste una struttura all’interno della quale possono manifestarsi variazioni infinite. Lo spiffero ha le sue leggi ma essendo imprevedibile la sequenza del suo comportamento non sarà mai uguale. Nelle opere Evidenza del soffio e Elenco dell’aria alle correnti domestiche Mariateresa sostituisce la più piccola azione percettibile alla vista, il soffio, che, trattenuto nella materia, crea da un lato sfere in bassorilievo e dall’altro una classificazione di respiri. L’opposizione tra la forza che spinge e quella che trattiene produce energia che si traduce in tensione visiva. Contestualizzando in una prospettiva di ricostruzione storica, tutto il mondo arcaico è popolato da oggetti dotati di forza vitale e l’impulso alla raccolta si configura nei secoli come il tentativo di entrare in contatto con il divino. Le collezioni di naturalia e artificialia riassumevano all’interno delle stanze l’immagine dell’universo, rispondendo al desiderio di risolvere enigmi. La nuova produzione scultorea di Caterina Morigi, è iniziata da una ricerca condotta a partire dalla parola cratere nella sua accezione di cavità del vulcano e di vaso, utilizzato dai greci per mescere acqua e vino durante i banchetti. Gli interrogativi sulle possibilità inesplorate della materia l’hanno spinta a sperimentare l’incontro tra terraglia, ceramica e pietra lavica, da lei stessa raccolta sull’Etna. La sua camera delle meraviglie contiene calchi di ricci di mare, massi lunari, orecchie di roccia, vasi sulla cui parte esterna conchiglie fanno da manico. Ci sono poi dei fossili che più di altri racchiudono una particella di ieri e, integrandosi con le sculture più grandi, ci ricordano che gli oggetti non sono neutrali e che associati gli uni agli altri instaurano relazioni e corrispondenze. La lava durante la cottura delle opere si è fusa generando rivoli metallici. Rimembranza della materia di cui è fatto il mondo, i crateri di Caterina suggeriscono esplosioni, sono insiemi di forme viscerali e sostanze metamorfiche che durano oltre la vita umana. Quando i monacielli non si fanno più sentire, la possibilità di non perdersi risiede nell’abitare ciò che sfugge al nostro controllo, osservando, sovrascrivendo, creando altre forme e strati geologici.







Ogni volta che espiravo era forte la sensazione di creare un mondo. M.S.





Sto lavorando con l’argilla bianca facendomi trasportare dalla materia. Le mani vanno, la testa segue. C.M.



Laura Lamonea





Galleria Studio G7