10/06/2021 - 20/09/2021
Patrick Bayly “Cave” testo di Lucia Longhi. Milano, Solo Show
La galleria C+N Canepaneri è lieta di presentare Cave, prima mostra personale in galleria di Patrick Bayly. L’artista americano porta in Italia il risultato della sua più recente ricerca pittorica, di cui le opere in mostra rappresentano sia il punto di partenza che quello d’arrivo.
Il percorso presenta un insieme di dipinti le cui caratteristiche formali sembrano preludere a un racconto per immagini, o quantomeno una sequenza narrativa: sono presenti figure umane, ambientazioni domestiche e nature morte, con rimandi visivi che sembrano collegare i quadri tra di loro. La verità è che nessuna di queste composizioni intende raccontare una storia, descrivere una situazione o esprimere una posizione critica. Ironicamente, come indicato dai titoli didascalici, queste immagini non sono altro che sé stesse.
Quello di cui ci vuole parlare Bayly non è ciò che troviamo rappresentato nei dipinti: l’artista non ci racconterà di cene romantiche, della quotidianità nel suo studio, di un gruppo di amici o qualsiasi discorso di carattere personale o collettivo che potrebbe essere sotteso a queste immagini. Eppure, quasi paradossalmente, è soltanto esplorando ogni dettaglio formale che si rivela la proposizione concettuale dell’artista.
I dipinti di Bayly si aprono a molteplici interpretazioni. È un’osservazione che potrebbe essere valida per qualsiasi dipinto, tuttavia oggetto del suo lavoro sono proprio i meccanismi alla base della pluralità dei significati attribuibili a un segno. Richiamando i fondamenti della semiotica visiva, Bayly muove dal presupposto che i soggetti sono relazioni che necessitano della proiezione di significato dentro un segno per poter funzionare. Analizza quindi questa relazione attraverso precise strategie formali: la reiterazione dei soggetti, la duplicazione delle immagini - e perfino dei dipinti stessi - e la proiezione, sia a livello fisico che concettuale. Il processo dell’autore si basa sulla eviscerazione dell’atto dell’interpretazione, e quindi, in ultima istanza, di ciò che nella storia dell’arte ha costituito il fondamento della pittura: il rapporto significante- significato. Il tema di questa mostra non sono le rappresentazioni date dalle immagini, bensì la rappresentazione in sé.
Bayly fornisce un contributo dal valore estremamente contemporaneo alla semiotica figurativa. Il suo processo va nella direzione di risolvere i vincoli formali della pittura, isolando la rappresentazione come un insieme di trasformazioni illimitate che avvengono all’interno di un supporto apparentemente limitato. Riconoscendo nella funzione rappresentativa un sistema caleidoscopico di relazioni, Bayly presenta la pittura come un medium che non ha limiti sia nella duttilità formale che nell’espansione concettuale.
Osservando la pittura come un mezzo capace di riflettere il carattere sfaccettato dell’esperienza e della pratica interpretativa, il lavoro di Bayly si dimostra fortemente aderente alla cultura contemporanea post-mediale, in cui le identità sono moltiplicate, il piano reale e quello virtuale si sovrappongono e la frammentazione delle prospettive si traduce nella frammentazione delle modalità in cui proiettiamo noi stessi sulla realtà per capirla.
Bayly riesce a farci vedere la pittura, tutta la pittura, sotto una nuova prospettiva: la più tradizionale delle pratiche artistiche è, in fin dei conti, quella più contemporanea.