14/03/2024 - 10/05/2024
AXEL LIEBER. Empty Promises
L’artista berlinese Axel Lieber (Düsseldorf, 1960) ha immaginato, per la sua seconda mostra personale in galleria, un playground immaginario dove il visitatore è invitato a compiere un percorso tra oggetti enigmatici ed evocativi, talvolta smaterializzate apparizioni, che interrogano la percezione e mettono in scacco aspettative e luoghi comuni.
Empty Promises è non solo il titolo della mostra ma anche quello dell’installazione posta al centro della prima sala. Qui campeggia una nuda struttura lignea che ricorda quelle usate per sostenere i cartelloni pubblicitari, privata però della sua funzione e animata da una miriade di frammenti colorati. L’opera, se da una parte ammicca ironicamente al rigore costruttivista e minimalista, dall’altra ricorda che non è più il tempo delle grandi narrazioni o di un credo forte capace di supportare il mondo, mostrando invece che quel che rimane sono solo frammenti e promesse disattese.
Quel che sopravvive al naufragio contemporaneo delle idee forti e delle grandi narrazioni che hanno orientato le generazioni del secolo scorso, sono i vuoti simulacri che trovano un’eco nelle opere di Axel Lieber presenti in mostra, che sono rielaborate, metabolizzate e trasformate nella loro forma in modo da racchiudere allo stesso momento un richiamo al passato e uno sguardo disincantato sul mondo attuale.
È così che l’artista fa magicamente apparire aloni colorati che si sprigionano da mensole in apparenza vuote, presenta complesse costruzioni di volumi compenetrati il cui profilo è accennato da esilissime strutture ricavate dalle scatole delle medicine o degli alimenti, scava filoni di pane che per metamorfosi diventano estranianti pantofole, tramuta felpe e indumenti nelle sembianze fantasmatiche di curiosi individui che occupano lo spazio della seconda sala, spettatori anch’essi oltre che opere in mostra. L’ambivalenza e la capacità di provocare diverse possibilità di lettura abitano queste opere, dove le stelle dell’universo sono in realtà bottoni, dove le cancellature con il pennarello aprono mondi, dove gli assemblages di ceramica, di cartone, di legno, sono galassie collassate, orizzonti degli eventi di un presente che è anche futuro e insieme passato.
Una nuova definizione dell’umano dall’infinitamente grande all’immensamente piccolo, sardonica, paradossale e visionaria, appare dalle opere in mostra, in cui il gioco e l’assurdo si mescolano all’utile e al familiare, avanzi di modi di pensare ormai desueti che attraverso le nuove forme date dall’arte di Axel Lieber aprono inediti spiragli di senso.