23/11/2019 - 15/01/2020
Until - Riccardo De Marchi, Marco Gastini, Franco Guerzoni, Marco Tirelli.
MARCOROSSI artecontemporanea è lieta di presentare la mostra UNTIL, che apre a una dialettica entro al perimetro della pittura tra il lavoro più progettato di Marco Tirelli e Riccardo De Marchi, e quello più emotivo di Marco Gastini e Franco Guerzoni. “È forse la natura intima del tempo – scrive Marco Tonelli – ad accomunare le opere dei quattro artisti, nel loro passare dalla materia alla pittura, dal nulla alla forma. Un tempo cadenzato come uno spartito astratto da De Marchi, enunciato come un enigma da Tirelli, accompagnato come un processo alchemico da Gastini e atteso come un’epifania nelle stratificazioni di Guerzoni. In tutti i casi si tratta comunque di ripensare l’essenza della superficie pittorica senza volerla abbandonare né negare.”
Riccardo De Marchi (Mereto di Tomba, Udine, 1964) è un artista demiurgo, quasi asceta nel suo processo artistico che lo vede isolato e tenace a imprimere la sua esistenza quotidiana sui materiali. Astrazione materica e leggerezza visiva sono il risultato di massivi interventi sulle superfici dei quadri. Aspetti che trovano compiutezza nel gesto e nella traccia lasciata da infiniti fori (l’attraversamento) realizzati con il trapano a punteggiare le diverse superfici utilizzate, dal plexiglass al piombo all’acciaio. Un punto nodale della sua ricerca è l’analisi del segno, elaborato fino a dare vita ad una meta-scrittura, un “alfabeto possibile”; l’idea che attraverso la scrittura si possa rappresentare un simbolo che non sia traducibile ma che mantenga la sua forza iconica, e persino una precisa impronta umana.
Marco Gastini (Torino, 1938-2018), dopo un primo tempo dedicato alla definizione di una pittura fatta di tracce e gesti minimi, prossima ai territori praticati dalla minimal art e dalla pittura analitica, giunge ad una visione del tutto inedita in cui ritorna il colore e si fa largo uso di materiali eterogenei che sembrano apparentemente allontanarlo dalla pittura. In realtà ne contraddistinguono un nuovo modo di intenderla, evidenziando la problematicità e il rapporto stretto della pittura con lo spazio, sia mentale che fisico, che diviene una costante del suo linguaggio. L'opera sconfina dalla superficie della tela, della carta o degli altri supporti e si conquista la parete, l'ambiente circostante creando un impatto fisico. Sono sempre primarie ed essenziali, nel lavoro, le nozioni di spazio, energia, tensione, il coinvolgimento, l’attrazione e la repulsione nei confronti del contesto in cui si collocano le opere.
Franco Guerzoni (Modena, 1948) dedica la sua intima ricerca all'esplorazione del mondo dell'archeologia, con un'attenzione ad aspetti legati alla stratificazione della cultura e all'idea di "antico" come perdita e sottrazione. Attraverso grandi cicli pittorici, approfondisce la personale poetica della rovina e del frammento, intesa come sopravvivenza di un passato perduto e solo interpretabile con le categorie della fantasia. Dalla lunga meditazione sul quadro, correlata a lente procedure di esecuzione e costanti verifiche sul piano dei risultati, nascono superfici con un’evidenza materica simile a quella di un muro, di un’architettura logorata dal tempo. Le opere sono 'pareti dimenticate', cariche di segni visivi capaci di stimolare “un viaggio verso l’interno che consente di rintracciare il vissuto, le memorie, i segni, i simboli, tutto ciò che nel corso dei secoli [quella parete] ha raccolto”.
Marco Tirelli (Roma, 1956) ricerca sull’immagine il limite sottile fra forze dialettiche e pacificate, ma ancora memori di una tensione insolubile. Luce e ombra, visibile e invisibile, fisico e metafisico ricorrono nel lavoro dell’artista. La tela diventa il luogo di scambio tra mondo fisico e visione metafisica, concentrata, assorta e depurata di tutto ciò che non sia essenziale alla definizione dell’immagine. La geometria è il linguaggio ideale della sintesi, lo strumento esatto per arrivare all’essenza della forma. Le apparizioni volumetriche così come le allusioni spaziali e luminose dei quadri, sono visioni di attimi congelati nella visione di un istante e indagati nei dettagli essenziali con una tecnica puntinista sviluppata dall’artista. Nascono immagini cariche di pathos che agiscono a livello dell’inconscio, sono enormi attimi congelati nella visione di un istante e indagati nei loro dettagli essenziali con una tecnica puntinista sviluppata dall’artista. Ciò che resta della cosa rappresentata è il simbolo, nell’accezione più aperta alla molteplicità di sensi e significati profondi dell’uno.
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