11/04/2024 - 29/05/2024
Maria Positano "Not from this place"
Nashira Gallery ospita nei nuovi spazi di via Valpetrosa Not from this place, la prima personale in Italia di Maria Positano, artista di origini napoletane, nata nel 1995 a Londra, dove vive e lavora.
Positano porta in galleria i risultati degli ultimi quattro anni di ricerche in un mix di opere inedite nuovamente allestite e pensate per gli spazi di Nashira.
Il corpo è lo scrigno dove risiede ciò che di più importante al mondo esiste per gli esseri umani: la vita e, conseguentemente, la propria identità. Se riflettiamo, esso è composto da vari elementi stratificati attorno a un’armatura centrale -lo scheletro- su cui si innestano successivamente le parti più fragili -gli organi- protetti prima dalle costole, poi dai muscoli, dal grasso e da vari strati di epidermide. La pelle, che è il nostro ultimo strato, insieme ai lineamenti è ciò che presentiamo al mondo e ci rende riconoscibili.
Maria Positano gioca con le superfici riadattandole per formare corpi ambigui che sembrano trasgredire il loro funzionamento naturale.
Il corpo è di per sé un’armatura, la protezione del nostro essere, del nostro sentire e percepire, che a volte cambiamo e mutiamo per renderlo più affine a noi stessi.
Alterazione e trasformazione diventano le ossa del lavoro di Maria. L’artista trae ispirazione da modelli ed armature dell’antichità: corazze, scudi ed elmi di epoca greco-romana diventano simboli della guerra tra imperi, risaltando la loro funzione sia coercitiva che protettiva a livello non solo fisico, ma anche metaforico.
Se storicamente gli elementi di difesa e offesa venivano concepiti e forgiati solo per corpi maschili, le opere di Maria Positano non alludono ad alcuna sessualità nè genere. Forme allusive di corpi che potrebbero appartenere a chiunque, indistintamente, in un’universalità inglobante, scardinano le logiche culturali
e sociali, proponendo un’idea del gender come espressione del vero sè, senza limiti e barriere.
Le “armature” rappresentate nelle opere quali Body Armour (with Chain) e Body Armour (with fabric) o gli “scudi” di Beetle Shield in Gold e Armour Shield (with legs), che ricordano carapaci, presentano forme naturali, morbide, avvolgenti, dai colori metallici e intensi. Questi sembrano provenire da mondi alieni, in cui l’ordine è sovvertito, talvolta anche fisicamente capovolto, e tutto coesiste e si genera liberamente, senza distinzione tra uomini e altri esseri viventi.
L’armatura si qualifica come portatrice di una vulnerabilità condivisa e di coesistenza, non più come sim- bolo di guerra.
Maria Positano costruisce un linguaggio visivo in cui intreccia diverse epoche e riferimenti culturali, invitando l’osservatore a rivalutare ciò che costituisce forza e resilienza, sfidando le nozioni binarie di vulnerabilità e invulnerabilità. Un esempio di questa pratica si trova nella nuova serie di bassorilievi. Opere di grandi dimensioni, quasi astratte, come Exoskeleton, in cui linee multicolori si intersecano a motivi geometrici universali. Queste trame potrebbero ricordare a un primo sguardo tanto il mondo della miniatura medievale, quanto il mondo arabo e africano, ma in realtà derivano dall’immenso bacino iconografico di affreschi e mosaici pompeiani osservati dall’artista durante le svariate visite ai resti della mitica città sommersa dalla lava e riscoperta nel 1599, nonchè da alcuni dei suoi reperti esposti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN).
Diventa così palese la citazione delle tessere mosaicali, nel passato in pietra dura e minerale, nella contemporaneità dell’artista in cartapesta, perché in una creazione tutto è importante e anche i materiali utilizzati acquisiscono una valenza “politica” e impegnata.
Positano crea, infatti, tutte le sue opere riciclando materiali di scarto come carta, tessuti, semi, legno, ferro, elevandoli e nobilitandoli grazie a una sapiente lavorazione estetica e materica. Realizzando le armature con polpa di carta, tessuti riciclati e argilla, l’artista sovverte la forza associata alle armature convenzionali. Invece di fare affidamento sulla resistenza fisica, chi le indossa deve affidarsi a forme alternative di resi- lienza e adattabilità. Una vera e propria trasformazione alchemica, che fa sembrare un materiale leggero pesante come un metallo, uno fragile durissimo quanto una pietra o il carapace di un insetto. Un gioco di inganni che cita l’arte della mimetizzazione di alcuni animali, come il camaleonte o il mondo degli insetti e di alcuni invertebrati, in cui i colori sgargianti diventano un segnale di allerta, di pericolo per chiunque si avvicini, a testimonianza del loro eventuale veleno.
Eppure, le opere di Positano non incutono timore né spingono ad allontanarsi.
Al contrario, le loro forme e colori attirano a sé lo spettatore come i fiori attirano le api.
Vorremmo avvicinarci e toccarle. I nostri corpi vorrebbero indossarle per entrare in una modernità e in un’unione tra le parti senza più distinzioni di genere, colore, razza o natura.
Maria Positano ha colto questo aspetto e i suoi lavori ne sono una dimostrazione.