21/09/2023 - 27/10/2023

Mostra collettiva "Nascosti alla luce del sole"




Gli artisti partecipanti per Nashira Gallery saranno: Ako Atikossie, Zadok Ben-David, Alik Cavaliere, Maria Positano, Emanuele Resce e Sebastian Thomas. Per dialogare con i lavori di questi artisti abbiamo selezionato una serie di opere di artisti di fama internazionale provenienti dalla Collezione 54 di Milano tra cui, Chagas Edson, Emo De Medeiros e Kelechi Charles Nwaneri.





Gli appassionati di film, libri gialli o thriller sanno bene come spesso il luogo in cui nascondere le prove più compromettenti è alla luce del sole, dove chiunque possa vederle senza notarle. Da sempre gli uomini sono stati tutti un po’ consapevolmente o inconsapevolmente “Nascosti alla luce del sole”. Con del fango i primi ominidi che si coprivano il volto per mimetizzarsi nell’atto della caccia, con il metallo dei loro elmi i cavalieri durante guerre o duelli; con gli oggetti in legno, conchiglie e piume. Le culture animiste africane e sudamericane per dialogare direttamente con spiriti e divinità. Gli attori greci con terracotta e legno trasmettevano le proprie emozioni di gioia o tristezza agli spettatori accorsi a vedere le loro tragedie come secoli dopo continuavano a fare in Giappone le maschere del teatro Noh. Ciprie e terre unite a parrucche decoravano e abbellivano i volti di cortigiani francesi nel Settecento, quasi come le maschere carnevalesche nate nella cultura cristiana-cattolica per concedersi divertimenti e svaghi prima delle restrizioni del periodo quaresimale: Pulcinella, Arlecchino, Pantalone, Colombina nella tradizione. Anche posando per un selfie decidiamo l’inquadratura, l’espressione del volto, gli abiti o gli accessori migliori per far esaltare la nostra personalità, come se indossassimo una maschera per apparire come vorremmo che gli altri ci vedessero. Esistono infatti differenti tipologie di maschere: fisiche e reali o mentali e impalpabili.


La maschera è un oggetto che ha accompagnato l’uomo nei secoli con varie forme e funzioni, in maniera omnicomprensiva in tutte le culture dall’oriente all’occidente citate in manuali di antropologia, storia del costume, del teatro, della psicoanalisi o romanzi, basti citare un autore come Luigi Pirandello che proprio al tema della maschera e alle sue mille sfaccettature ha dedicato tra le sue creazioni migliori: “Uno nessuno e Centomila”, “Il Fu Mattia Pascal” o “Sei personaggi in cerca d’autore”.





A questo tema così potente noi di Nashira Gallery abbiamo deciso di dedicare la nostra seconda collettiva e con essa presentare un’anteprima degli artisti che nei prossimi mesi ospiteremo nei nostri spazi con una serie di mostre personali.


La maschera, secondo alcune credenze, trasformerebbe chi la indossa nel personaggio raffigurato, conferendogli poteri e caratteristiche e facendolo diventare, a seconda dei casi, una divinità, un demone, un essere animale, una pianta; rappresentazioni all’interno di riti nati spesso per raffigurare la nascita dell’universo e le sue leggi: cosmogonie. Ako Atikossie (Zalivé, 1980), artista originario del Togo ma da anni residente in Italia, nelle proprie opere riflette sulle leggi naturali e scientifiche che regolano il mondo e il cosmo tentando di dare loro forma e rappresentazione. Sulle tele sagomate si accumulano segni e tratteggi di vari colori, come le forze ed energie che ci circondano nella nostra inconsapevolezza e che però regolando anche la nostra vita ci rendono parte di un tutto. Come il titolo dell’opera esposta in questa mostra, Congettura dello spazio-tempo (2023), ispirata a una delle più recenti teorie scientifiche, la “Teoria del tutto”.





Del “tutto” fanno parte sicuramente anche gli opposti come ben insegna la figura mitologica del dio romano/ latino Giano bi-fronte, chiamato così perché abitualmente rappresentato con due volti agli opposti del capo per il suo potere di vedere contemporaneamente passato e futuro. Anche l’opera di Zadok Ben-David (Beihan, 1949), yemenita ma londinese di adozione, ha due facce e due punti di vista. Una scultura ispirata all’artista dalla visione, durante una festa a Quito in Ecuador, di uno dei costumi tradizionali indossati dalla popolazione: Aya Uma, raffigurante un diavolo della loro tradizione. Una figura che rientra nella concezione andina del mondo e dell’universo, composto in un unicum da tutti gli opposti esistenti come nord-sud, marito-moglie, luce e buio, sole e luna.


Un sole ricorda sicuramente il bassorilievo Mask del 2022 di Maria Positano (Londra, 1995), ispirata alla tradizione delle maschere funerarie e in particolare a quella di Agamennone rinvenuta a Micene e oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Atene. Nate con lo scopo di tramandare i lineamenti di persone ritenute “importanti”, le maschere erano spesso realizzate in materiali preziosi come appunto quella di Agamennone in lamina d’oro o le altrettante famose prodotte in Egitto. La Positano riproduce qui la medesima preziosità utilizzando invece materiali poveri e di riciclo, una pratica che rientra nella sua poetica di riflessione attraverso l’arte sui temi dell’ambiente, genere, tradizione, cultura e corpo. Le opere della Positano sembrano infatti essere dei reperti di una popolazione selvaggia contemporanea.





La trasmutazione di materiali di recupero per dare vita a nuovi reperti, feticci, simulacri e totem accomuna la ricerca di Maria Positano a Emanuele Resce (Benevento, 1987) ma con risultati differenti. Nelle opere di Resce: pietre, legni, denti di vari animali e creta diventano gli elementi attorno a cui aggregare camere d’aria di biciclette, lattine e contenitori usati, pezzi di lamiera, colori spray. Materiali che l’artista rielabora e assembla per creare delle divinità contemporanee, selvagge quasi aliene per cercare di riunire naturale e artificiale in un unico universo. Una sorta di riappacificazione tra due mondi che raramente hanno modo di dialogare.


Il cambiamento di forma, la metamorfosi, è un tema antico quanto quello della maschera. Due temi che si muovono in parallelo con molti punti in comune. Indossando la maschera infatti cosa si compie se non una metamorfosi dei nostri lineamenti, della nostra identità? Alik Cavaliere (Roma, 1926 – Milano, 1998) proprio al tema della metamorfosi ha dedicato molte delle sue opere. In questa mostra abbiamo la possibilità di presentare una scultura in bronzo del 1958 della serie Giochi Proibiti - Metamorfosi, una figura antropomorfa sembra allungare un braccio verso l’alto, la mano si ingigantisce somigliando ai rami di un albero: una trasmutazione che non può non ricordare la leggenda di Apollo e Dafne resa immortale da Ovidio nelle sue famose Metamorfosi.





Giochi proibiti, magari i giochi che i genitori ci vietavano perché considerati troppo pericolosi. Esistono tantissime tipologie di giochi del passato, per esempio in epoca medievale venivano definite tali anche alcune prove di abilità o i duelli tra cavalieri. Sono cavalieri i soggetti rappresentati nei propri dipinti dall’artista americano Sebastian Thomas (Fayette, Arkansas, 1994). L’artista riprende tecnicamente e iconograficamente le miniature degli incunaboli medievali appropriandosene e rinnovandone l’attualità con soggetti cavallereschi. I paladini che ritrae a cavallo o in battaglia, impegnati in un assedio al castello o a conquistare la principessa della torre, indossano tutti armatura ed elmo, una protezione per il volto che diviene nel contempo maschera per intimorire gli avversari. A dimostrazione di come l’oggetto maschera abbia attraversato la storia dell’uomo con molteplici funzionalità.





Come per la sua prima collettiva dal titolo “La Profezia”, anche per questa occasione Nashira Gallery ha selezionato alcune opere provenienti da Collezione 54 per dare vita a un gioco di rimandi e dialoghi tra artisti di culture e generazioni diverse. Collezione 54 è un’importante collezione privata d’arte contemporanea di base a Milano che da circa trent’anni ha focalizzato la sua attenzione sulla produzione artistica del Continente Africano e di tutti quegli artisti legati alla diaspora e che fanno di questo tema soggetto principale della propria produzione artistica della sua collezione. Essendo il tema della maschera e la sua rappresentazione un tema tradizionale per la cultura africana la scelta per noi di Nashira Gallery è stata molto impegnativa. Abbiamo deciso di optare per opere di artisti già riconosciuti a livello internazionale e di media differenti.





Tra le opere in esposizione potrete trovare: la fotografia Tipo Passe (Diana S. Sakulombo) dell’Angolano Chagas Edson (Luanda, 1977) un’antica maschera africana viene indossata su abiti di un’elegante e classica formalità dando vita a un personaggio inconsueto. Il contrasto tra la maschera e il vestito, oltre a restituire una sorta di straniamento tra l’oggetto e la sua rappresentazione, nell’intento dell’artista vuole rappresentare la relazione tra la tradizione africana e un paese oramai parzialmente “occidentalizzato”, nel quale sono comparsi ormai nuovi canoni di bellezza e rappresentazione. Emo de Medeiros (Cotonou, Benin, 1979), è un artista multidisciplinare che indaga le tematiche del post-colonialismo e del multiculturalismo in chiave fantascientifica creando, come per esempio con Zangbeta, costumi che ricordano quelli tradizionali del continente ma ri-attualizzati con materiali artificiali e parti robotiche: fantascienza-africana. Una donna dal volto e corpo dipinto siede a una tavola apparecchiata con una tovaglia arancione, ai suoi piedi un animale, cane o gatto indossa la maschera di una sfinge. Questo è il soggetto del dipinto di Kelechi Charles Nwaneri (Lagos, 1994) giovanissimo artista che dà vita a opere surreali in cui mixa elementi tratti dalla tradizione a soggetti e oggetti tratti dalla contemporaneità, riflessioni visive sull’integrazione e la globalizzazione.

























NASHIRA GALLERY
Mostra collettiva