21/03/2024 - 27/07/2024
ALFREDO PIRRI. Fare spazio
La Galleria Tucci Russo ha presentato le opere di Alfredo Pirri la prima volta nel 1990 in occasione della sua esposizione “GAS” nella sede di allora, il Mulino Feyles, in Corso Tassoni a Torino. La collaborazione con l’artista è continuata negli anni e la mostra presente costituisce la nona personale, che segue l’ultima mostra di Alfredo Pirri dal titolo “Motore” tenutasi a Torre Pellice nel 2019. Le opere dell’artista vengono ora presentate nuovamente a Torino nell’esposizione “Fare spazio” presso Tucci Russo Chambres d’Art in Via Davide Bertolotti 2.
Nelle tre sale della galleria sono esposte opere recenti suddivise in due gruppi principali.
Il primo, dal titolo Compagni e Angeli, nella sala d’accesso, consiste in una serie di 32 acquerelli su carta dedicati ad Antonio Gramsci che l’artista ha realizzato a cavallo fra il 2022 e il 2023, parallelamente alla lavorazione di una grande installazione pubblica e stabile a lui dedicata e commissionata dalla Regione Puglia. Questo insieme di lavori, pittorici e spaziali, prende origine da alcuni passi tratti dalle lettere di Gramsci, uno in particolare in cui parla dello stato del detenuto: «… Al terzo anno, la massa di stimoli latenti che ognuno porta con sé dalla libertà e dalla vita attiva, comincia ad estinguersi e rimane quel barlume di volontà che si esaurisce nelle fantasticherie dei piani grandiosi mai realizzati: il carcerato si sdraia supino nella branda e passa il tempo a sputare contro il soffitto, sognando cose irrealizzabili. Questo io non lo farò certamente, perché non sputo quasi mai e anche perché il soffitto è troppo alto! …» (1).
Sul fondo di ognuno di questi acquerelli, dai colori molto vividi e talvolta metallici, è stampata digitalmente e in formato fedele all’originale la riproduzione di una delle copertine dei quaderni che Antonio Gramsci ha scritto durante il suo periodo di detenzione nel carcere di Turi. Le forme regolari, impresse ad acquerello sulle riproduzioni fotografiche (prevalentemente con la tecnica del tampone), alludono a geometrie che sembrano comporsi e scomporsi sotto i nostri occhi per essere colte in un “tempo reale”, che le fissa in una posa momentaneamente congelata nella sua forma visibile ma pronta a mutare configurazione. Esse creano, dentro lo spazio del foglio, delle tensioni magnetiche prodotte dai colori che alludono ad architetture immaginate dal meditare libero e luminoso di Gramsci rinchiuso in cella. Le fasce colorate sono dipinte liberamente sormontando o affiancando le riproduzioni di queste copertine di quaderni dei primi anni Trenta, dialogando con esse sia cromaticamente che geometricamente. Le copertine sono suddivise fra alcune contraddistinte dalla seriosità di colori monocromatici e spenti, altre caratterizzate da una citazione mimetica verso materiali preziosi come la pelle del coccodrillo e molte contraddistinte da architetture immaginarie ed esotiche provenienti da quei mondi lontani che da lì a poco l’Italia avrebbe invaso e provato a conquistare. Lo spirito guida di queste opere consiste, quindi, nel concepire un “omaggio” al pensiero di Antonio Gramsci non in maniera statica o retorica ma mettendone in evidenza quel modo di pensare luminoso che ne ha fatto un campione di libertà e uno dei riferimenti costanti del nostro vivere civile.
Insieme a questa raccolta è in mostra la scultura/modello dell’opera monumentale dallo stesso titolo Compagni e Angeli che l’artista ha realizzato a Bari all’interno dell’edificio che ospita il Polo bibliotecario Regionale Pugliese presso l’ex caserma Rossani.
Il secondo gruppo, esposto nella terza sala, consiste di cinque grandi opere realizzate con tecniche miste: acquerello su carta Arches montata su alluminio, plexiglas con inclusioni metalliche, vernici acriliche e cornici in legno verniciato. Queste opere, a differenza del primo gruppo, sono maggiormente monocromatiche. I loro colori, all’origine accesi e primari, sono modificati e smorzati attraverso l’aggiunta costante di un grigio medio, una tinta neutra, che ne stempera la luminosità riportandone il tono dominante verso un’atmosfera indistinta e nebulosa.
Come se le opere fossero non tanto avvolte nella nebbia o nel vapore, quanto piuttosto dipinte direttamente da questi “materiali” che impregnano la carta di supporto e dai quali emergono forme circolari come onde di suono o di acqua che si espandono nello spazio con suono greve.
Esse appaiono il naturale sviluppo delle opere già mostrate dall’artista presso la Galleria a Torre Pellice (Alfredo Pirri, “Motore”, 2019) dove erano presenti una serie di acquerelli che restituivano lo stesso moto di cerchi che si estendono nello spazio in maniera dinamica attraverso l’uso espansivo del colore. Nelle opere esposte in mostra, sopra queste superfici dinamiche, sono sovrapposti degli inserti circolari di plexiglas colorato in pasta, a volte arricchiti (e impreziositi) da pagliuzze metalliche in ottone o rame che brillano sui fondi grigiastri. Come fossero corpi celesti colti nel loro momento di maggiore fulgore, al limite fra l’apparire e lo sparire, oppure frasi poetiche e sognanti che brillano di luce riflessa. «… da un anno in qua i fenomeni cosmici mi interessano (forse il letto, come dicono al mio paese, è posto secondo la direzione buona dei fluidi terrestri e quando riposo le cellule dell’organismo roteano all’unisono con tutto l’universo)… Ho aspettato con grande ansia il solstizio d’estate e ora che la terra si inchina (veramente si raddrizza dopo l’inchino) verso il sole, sono più contento (la questione è legata col lume che portano la sera ed ecco trovato il fluido terrestre!); il ciclo delle stagioni, legato ai solstizii e agli equinozii, lo sento come carne della mia carne…» (2)
Infine, nella sala più piccola, al centro di quelle maggiori, si decantano le tensioni ospitando un’opera solitaria, realizzata con colori trasparenti e riflettenti applicati su una superficie di plexiglas anch’essa trasparente. Opera che si irradia nello spazio vuoto attraverso l’energia pura del colore. Un’opera solitaria per una stanza silenziosa come una cappella… o come una cella.
1 - Antonio Gramsci, lettera 11 luglio 1929 a sua cognata Tania
2 - Ibidem
Alfredo Pirri (Cosenza, 1957) vive e lavora a Roma. Ha esposto i suoi lavori in numerose mostre nazionali e internazionali, tra cui: Castello Maniace, Siracusa (2021); Museo Nazionale Romano - Palazzo Altemps, Roma (2018); MACRO, Roma (2017); Museo Novecento, Firenze (2015); London Design Festival, Londra, UK (2015); GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (2013); Palazzo Te, Mantova (2013); Project Biennial D-0 ARK Underground Konjic, Bosnia Herzegovina (2013), dove la sua installazione Passi è in esposizione permanente; Museo Archeologico Nazionale Reggio Calabria con l’opera permanente Piazza (2011); Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro (2007); Maison Européenne de la Photographie, Parigi, Francia (2006); Biennale dell’Avana, Cuba (2001); Accademia di Francia - Villa Medici, Roma (2000); MoMa PS1, New York, USA (1999); Walter Gropius Bau, Berlino, Germania (1992). Nel 1988 ha partecipato alla 43° Biennale di Venezia. Nel 2023 Alfredo Pirri ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in “Architettura – Progettazione Architettonica” da parte dell’Università degli Studi di Roma Tre.